Da qualche parte deve essere scritto -forse in ebraico antico o in sanscrito- chei cani non ragliano e le galline non miagolano, così come gli zoppi non saltano e gli orbi non guidano l'aeroplano. Se sei nato tondo, insomma, neanche un miracolo ti farà morire quadrato. Fin qui può anche andar bene: tutto sommato il cane è conteno di abbiare e l'asino di ragliare.
La vera complicazione nasce quando la vita, per chi sa quali assurde circostanze, ti offre, per una volta, su un piatto d'argento, la possibilità di essere ciò che vorresti veramente essere... e, tu, incredulo, forse per paura, o fore perché schiavo della sorte, fai del tutto perché il miracolo non si compia.
Ho deciso di rendere pubblico un episodio della mia vita affinché possa servire da
insegnamento per
per
r
L'avventura ebbe come teatro l'incantevole città di Urbino, durante un convegno di
studi. Ero stato invitato a parlare dei terreni vulcanici. Avevo preparato un
intervento sul metasilicato di alluminio e potassio presente in molte zone del Lazio
e della Toscana. Stavo seduto al bar con i miei fogli in mano quando, girando
pagina, bloccai lo sguardo su due stupende ginocchia -femminili naturalmente- che si
erano fermate proprio accanto a me. Mi alzai in piedi quasi per dovere, e il naso mi
si arrestò a due palmi da un seno che premeva forsennatamente contro la camicetta
bianca. Dovetti sollevare il mento per guardare in faccia quel monumento di ragazza
alta oltre due metri. Non credevo ai miei occhi.
Dietro di lei si era formato un semicerchio di congressisti con gli occhiali in
mano, talmente incantati nell'ammirare quella dea dell'Olimpo da non accorgersi
della comicità del quadro: io e lei vicini sembravamo l'articolo "il", ma con la
elle maiuscola, così: iL.
Appena lei, spedito giù per il lunghissimo esofago un bicchiere d'acqua, si mosse,
tutti quei professori, presi dallo spavento, scapparono come scarafaggi per andare a
rintanarsi nelle loro stanzette. In effetti Rossella sembrava la statua della
Libertà: bella, araldica e minacciosa. In più indossava una gonna stretta e corta
cosicché le due gambe si potevano ammirare in tutta la loro scultorea perfezione. La
scellerata, oltre tutto, quasi per dispetto, calzava due scarpe dai tacchi alti e
sottili. E anche il suo seno, che per una ragazza di normale statura avrebbe
rappresentato un pesante fardello da portarsi dietro
sotto la camicia di Rossella, appariva perfino troppo discreto. La vidi
uscire dal bar e dopo un po' vidi scomparire anche la sua ombra.
Il giorno dopo seppi -e quasi svenni dall'emozione- che Rossella era entrata a bere
un bicchiere d'acqua proprio per farsi notare da me. Me lo confermò
in tante
Avevo l'impressione che quei discorsi liberassero Rossella da chi sa quali pesi,
perché lei mostrava di apprezzarli più del dovuto. La giovane collega s'era
presentata al Convegno con un'intervento sulle ultime tecniche di estrazione
dell'alluminio dalla bauxite. E ora, tanto dire e fantasticare di cose effimere,
stravaganti, così lontane dalla chimica inorganica, di artisti sfaccendati e pazzi,
di nobili urbinati decadenti e megalomani, le smuoveva la fantasia
Qualcuno nel vederci vicini rideva, me ne accorgevo. Ma mi ero intestardito con me stesso e chiudevo gli occhi. D'altra parte, pensavo, Rossella era talmente alta che tutti gli uomini le dovevano apparire bassi. Io per lei non ero tanto più basso degli altri. E poi, devo dire la verità, Rossella sembrava proprio presa da me, mi veniva dietro ovunque andassi.
Lei stava in un altro albergo, ma era sempre la prima a muoversi. Suonava il telefono
della mia camera e il portiere, con tono ammiccante, mi annunciava che la dottoressa
era là ad aspettarmi. A pranzo, a cena, la mattina, il pomeriggio, sempre assieme.
Tanto è vero che i colleghi cominciarono a guardarmi con occhi molto diversi da
prima. Non riuscivano ad accettare l'idea che quel bel quintale di ragazza si fosse
invaghito di me. A turno ci seguivano per controllare che non fossimo finiti a letto
E puntuale giunse il fatidico momento dell'amore. Ci ritrovammo nella camera di lei
senza neanche accorgercene. Ma appena la porta si richiuse alle nostre spalle fui
investito da problemi nuovi, a cui non avevo pensato. Diciamo da pensieri di
carattere tecnico. Niente avrebbe potuto evitare che io fossi costretto
continuamente e alternativamente a scegliere tra i baci e il sesso propriamente
detto. Una cosa escludeva necessariamente l'altra. I primi baci vennero naturali
perché, sdraiati com'eravamo sul letto, la mia bocca e la sua stavano alla stessa
altezza. Anche se i miei piedi navigavano tra le sue ginocchia. Ma poi, quando la
passione, come sempre fa e come è giusto che faccia, chiese di più, presi tempo per
non rompere l'incantesimo con qualche errore grossolano. Così per un tempo che a
persone di statura vicina
E mentre ero lì che mi beavo tra
quelle lunghe braccia succhiando nettare dalle sue labbra, notai che dall'altra
finestra spalancata cominciava ad entrare un vento freddo e sempre più
dispettoso. Volli andare a chiudere, ma lei mi fermò, mi disse che la finestra
doveva rimanere aperta perché da un momento all'altro poteva arrivare suo
marito. Non era sicura, ma poteva arrivare. Lei l'avrebbe riconosciuto dal rombo
della macchina. In quel caso avrei avuto tutto il tempo per raccogliere i miei
abiti e darmela a gambe levate.
Fu come se mi avesse dato una bastonata in testa. Io, quasi piangendo dalla
frustrazione,
Non vedevo l'ora che arrivasse il marito per scappare come un ladro. La felicità che stavo scoprendo dentro di me mi dette la forza di inorgoglirmi e di mostrarmi offeso. Profondamente offeso. Ripresi i miei abiti, dissi a Rossella di aspettare da sola suo marito e me ne andai a testa alta, sbattendo la porta.
Più tardi, quando rimasi solo, mi posi questa domanda: "Ma se fossi stato uomo alto
due metri me ne sarei andato così? Avrei così facilmente rinunciato a quella
Amaramente dovetti confessare a me stesso di non essermi comportato da persona alta: l'occasione di sentirmi finalmente l'uomo che ho sempre sognato di essere m'era stata offerta. A Urbino. E io, timorato servo del mio destino, l'avevo rifiutata. Con eleganza, ma l'avevo rifiutata.