"Orient-Express", versione B, p.2, r.63-73, r.80-87
Tra le tante inutili e / tragiche cose che s'imparano (né mai si sarebbero intuite o sapute / avanti), c'era anche questa: che le morti e le assenze no hanno / gradazione logica...Nessuno ci avverte quali saranno i fatti, "le / morti" che sradicano il nostro corpo dal suo passato, dal tran tran / del tempo che accumula mucchi sempre più alti di immagini di noi / stessi. Ci sottraggono all'improvviso con un furto imprevisto, mai / immaginato, il nostro spessore fisico, il nostro corpo come è stato, / ora per ora anno per anno modificato per natura, per moda, per / gioie, per dolori. Un salto pauroso verso zone considerate da noi / remotissime di sopravvissuti. [...] Era l'archivio dell'amicizia, cioè della / giovinezza, cioè della vita. Nessuno ci sta attento: all'improvviso / quest'archivio affidato alla fallacità della nostra durata svanisce / nel niente. La nostra ombra se ne va. Si resta tagliati davanti a / una lavagna sulla quale c'è da segnare solo ciò che siamo un / giorno per volta giorno Dietro, proprio come in un'aula, c'è un / muro. La profondità dello spazio è perduta con qualcuno che c'era / e oggi non c'è più.