Roberto Vacca
LE VARIANTI
Nel 1958 Roberto Vacca pubblica su Il Mondo "La Madonna austenitica", la prima di una serie di cronache da Perengana, un'isola inventata "dove ogni cosa è più folle e peggiore che in Italia". L'espediente è ripreso da Swift (l'isola di "Laputa", ecc.), e dà lo spunto a Vacca per esercitare un umorismo caustico su molte assurdità e arretratezze del Belpaese. Perengana infatti -- grande due volte la Sicilia e situata grosso modo al posto di Pantelleria -- "sta all'Italia come l'Italia sta ai paesi più avanzati, come quelli anglosassoni."
Altri racconti ambientati sull'isola sono stati pubblicati negli anni '60 e '70 su Il Mondo e Il Resto del Carlino e riuniti nella raccolta Perengana (Milano: Rizzoli, 1977).
Successivamente Vacca ha ripreso altre volte i luoghi e i personaggi dell'isola: qui vi proponiamo due versioni di "La giustizia invertita", pubblicato sul n. 1 della rivista Fictionaire nell'ottobre 1999 (pp. 34-36).
Oltre alle due versioni (scritte a pochi giorni di distanza, ma contenenti molte varianti significative), è possibile consultare qui per la prima volta la mappa "originale" e inedita di Perengana, disegnata a mano dall'autore
"La giustizia invertita" 17/7/98 | "La giustizia invertita" 29/7/98 |
versione A | versione B |
mappa "originale" di Perengana |
mappa "originale" di Perengana - alta risoluzione |
L'inedito
L'ultimo romanzo pubblicato da Roberto Vacca si intitola ed è la storia di una famiglia italiana dal dopoguerra ad oggi. Attraverso la vita dei vari personaggi che la compongono l'autore ricostruisce e rilegge la storia d'Italia degli ultimi cinquantanni, confrontandosi con i problemi del presente e indicandone lucidamente i nodi economici, culturali e sociali che ne sono la causa. Di questa saga storica (non priva di momenti di humor, ma che nel complesso non lascia spazio all'ottimismo), Digital Variants possiede due versioni preparatorie (che verranno messe in linea in futuro) ed un inedito misteriosamente "caduto". Si tratta di una lettera sull'antisemitismo scritta da uno dei protagonisti principali, Emilio Mazzocchi, a uno dei suoi nipoti. Questa lettera, che DV pubblica in esclusiva, non è mai apparsa nel libro originale e può essere letta come un testo indipendente.
"I personaggi di questo romanzo testimoniano quanto abbiamo ragione a essere insoddisfatti delle condizioni dell'Italia. Stiamo -ancora- molto meglio di come stavamo a metà secolo. Ma proprio perché abbiamo più scelte che nel passato, abbiamo studiato di più e capiamo meglio il mondo soffriamo di deprivazione relativa: capiamo che potremmo stare molto meglio. Abbiamo sbagliato tante cose -e in tanti, chi per eccesso chi per difetto, chi per troppo egoismo. Seguiamo per cinque decenni la vita di personaggi che cambiano mestiere, carattere, ideali. Un operaio diventa un industriale di successo. Un tecnico si dà al commercio e alla gestione delle tangenti. Un ingegnere nucleare passa a fare il consulente.
Un avvocato diventa giudice. Le loro vite sono influenzate dai loro amori, dalla famiglia, dalla società tutta -e dal caso.
La storia del Paese è cosparsa di tragedie non spiegate: le stragi mai rivendicate, le radici oscure del terrorismo. Il romanzo avanza ipotesi di spiegazioni non giustificabili, ma plausibili e drammatiche [...] Analizza motivi e reazioni di personare ordinarie, di protagonisti e di tanti che non hanno mai avuto il coraggio di essere protagonisti [...]." (Dal risvolto di copertina di "Una sorta di traditori", Bompiani, Milano 1997.)
Una sorta di traditori: la lettera "perduta"
Il testo che riproduciamo qui di seguito non è stata mai incluso nel romanzo pubblicato da Bompiani. L'autore pensava di inserirlo verso le pagine 354-355, dove si racconta di un assalto di naziskin al quartiere romano del ghetto. L'attacco viene respinto da un gruppo di abitanti anche grazie all'aiuto di Emilio, uno dei personaggi principali. È lui l'autore della lettera.
Una sorta di traditori: la lettera "perduta" |
Riscritture
In questa sezione vengono presentate due versioni del racconto "L'improvviso attacco dei Tartari": la prima, pubblicata nel 1965 nella raccolta Esempi di avvenire (Milano: Rizzoli, 1965) e la seconda, interamente riscritta al computer, ristampata da Interno Giallo in una nuova edizione della raccolta (Carezzate con terrore la testa dei vostri figli, Milano: Interno Giallo, 1992). È possibile qui sia comparare le due versioni (apprezzando le differenze pre e post-adozione del PC) sia leggerle separatamente. Un pagina autografa di Esempi mostra infine come l'autore lavorava a penna sull'originale del vecchio libro in vista della nuova pubblicazione. La consultazione di questo originale rende immediatamente chiara la "rigidità" strutturale delle correzioni nella dimensione cartacea, spiegando i cambiamenti sintatattici descritti.
"L'improvviso attacco dei Tartari" (1965) | "L'improvviso attacco dei Tartari" (1992) |
versione A | versione B |
"L'improvviso attacco dei Tartari" pagina autografa di Esempi |
pagina autografa |
I Tartari prima e dopo il computer
In uno studio dedicato alle influenze del computer sulla scrittura (cfr. Domenico Fiormonte, "Varianti elettroniche", Italiano & Oltre, XI, 2, 1995, pp. 87-94) avevo analizzato i casi di Vincenzo Cerami, Francesca Sanvitale e Roberto Vacca, notando alcune tendenze generali attribuibili all'uso del computer. Il caso di Vacca è particolarmente interessante perché su questo autore il computer sembra agire in maniera 'naturale' e diretta sia sulla strutturazione dei testi (indici, bibliografie, paragrafizzazione) sia a livello sintattico e lessicale.
Nel passaggio dalla scrittura a macchina (o a mano) al computer è scontato che si tenda a correggere di più: Vacca non sfugge a questa regola, ma sostiene di essere anche stato molto influenzato delle teorie di Flesch sulla leggibilità dei testi, che impone un deciso accorciamento delle frasi (vedi l'intervista su questo stesso sito). L'allergia paratattica dell'autore di Medio Evo prossimo venturo è evidente sia quando, a distanza di trent'anni, riscrive L'improvviso attacco dei tartari, sia quando corregge a mano sul vecchio libro (Esempi di avvenire, Milano: Rizzoli, 1965) il resto dei racconti - oltre che naturalmente quando compone ex novo. Tuttavia nel caso della riscrittura al computer l'intervento sulla punteggiatura è assai più profondo. Prendiamo il racconto citato nella versione ristampata nella raccolta Carezzate con terrore la testa dei vostri figli (Milano: Interno Giallo, 1992) e dividiamo il testo in dodici moduli o blocchi (dove ogni nuovo inizio modulo corrisponde al rientro tipografico): in otto casi su dodici l'autore spezza le frasi coordinate - e comunque i periodi più lunghi di 30 parole - aumentando la quantità totale dei punti fermi. Anche quando il numero di frasi (=da punto a punto) rimane identico o sale (solo in un caso, vedi blocco VIII) dalla versione scritta a macchina a quella riscritta al computer, il numero di parole si riduce sensibilmente.
N.B.: I dati qui sotto non si riferiscono al totale delle frasi, ma solo ad una scelta, per cui le somme alla fine della tabella devono essere considerate parziali. Naturalmente il confronto fra la quantità di parole nelle due versioni conferma la riduzione operata dalla versione 1965 a quella 1992 (584 parole nel primo caso, 544 nel secondo).
Blocco | Frasi ver. 1965 |
Frasi ver. 1992 |
Parole ver. 1965 |
Parole ver. 1992 |
I | 2 | 4 | 75 | 74 |
II | 1 | 2 | 33 | 34 |
III | 1 | 1 | 41 | 43 |
IV | 3 | 4 | 74 | 72 |
V | 1 | 2 | 21 | 28 |
VI | 6 | 7 | 79 | 80 |
VII | 3 | 3 | 31 | 31 |
VIII | 2 | 1 | 49 | 30 |
IX | 2 | 3 | 23 | 24 |
X | 3 | 5 | 37 | 36 |
XI | 1 | 1 | 29 | 24 |
XII | 1 | 3 | 42 | 45 |
Tot. frasi: 27 | Tot. frasi: 36 | Tot. parole: 534 | Tot. parole: 521 |
Anticipazioni
L'ultimo testo che vi proponiamo è diventato ormai un oggetto di culto fra gli estimatori vacchiani. Si tratta di By eye and cross, ovvero la collezione dei "calchi" che vengono ottenuti traducendo frasi fatte italiane in inglese (e viceversa). Quante volte ci è capitato di sentire (o di pronunciare) frasi come Not even for a dream! (= nemmeno per sogno!) oppure "Conosci Mario?", Never covered (= mai coperto)? Il gioco di tradurre letteralmente le espressioni più tipiche della lingua o del dialetto di appartenenza in una lingua straniera (o viceversa) ha una lunga tradizione [1]. La breve lista compilata da Roberto Vacca, più o meno arricchita o manipolata, ha girato a lungo per Internet fra i cultori dell'«itangliano» -- in genere ricercatori e studenti residenti in USA o Regno Unito. Ora finalmente l'autore la pubblica nel suo nuovo libro Consigli a un giovane manager (Torino: Einaudi, 1999). Con il permesso dell'autore, l'abbiamo riprodotta su queste pagine, aggiungendo però alcune frasi che non appaiono nella versione Einaudi. Ciascuno di noi potrebbe aggiungere le proprie personalissime entries alla lista. Perché non provare a raccoglierle? Speditecele: le migliori andranno ad arricchire By eye and cross...
By eye and cross |
Note
[1] Un esempio molto divertente ce lo fornisce addirittura Giambattista Marino: «Volete voi altro? Infino il parlare è pieno di stravaganze. L'oro s'appella argento. Il far colazione si dice digiunare. Le città son dette ville. I medici, medicini. I vescovi, vecchi..