"Orient-Express", versione F, p.3, r.78-86; p.5, r.159-167
Le morti o sparizioni non hanno una gradazione / logica d'importanza. Nessuno ci avverte quali saranno quelle che ci / sradicano dal tran-tran del tempo; dal cumulo sempre più alto di noi / stessi. Con un furto imprevisto ci vengono sottratte , insieme alla / persona, le immagini del nostro corpo come fu e come nessuno del / presente conosce, e una spinta violenta sbalza via dal patrimonio del / passato, costringe di forza a capire che cos'è la vecchiaia, in che cosa / consiste il suo buio, quale perfido sortilegio sta per accadere: un salto / pauroso verso zone considerate remotissime, la terra dei sopravvissuti. [P.5] [...] Era l'archivio dell'amicizia, cioè / della giovinezza, cioè della vita. / Nessuno ci pensa, si era detta tante volte nei sei mesi / trascorsi: All'improvviso il prezioso archivio, affidato alla fallacità della / nostra durata, svanisce e il nostro spessore se ne va. Si resta davanti a / una lavagna sulla quale c'è da notificare solo quello che siamo un giorno / per volta. E come in un'aula, dietro alla lavagna si vede solo un muro / nudo. Alle spalle, la profondità dello spazio è perduta con qualcuno che / c'era e non c'è più.