"Una zitella moderna", Il Messaggero, 1991
Trentasei anni, elegante, molto ben fatta, di pigliosicuro e fare spregiudicato, dirigente d'azienda. Quasi vergine.Si chiamava Patrizia Zampa. Abitava in un appartamentino moltofemminile nel centro del centro della città. Già in primavera cominciava a prendere il sole in terrazzaspalmandosi di creme idradanti e profumate. Frequentava regolarmente l'istituto di bellezza, una volta per i massaggi, un'altra per la depilazione, un'altra ancora per la cura del viso. Aveva trentasei anni e non ne dimostrava trenta. Mangiava carote, cetrioli, yogurt e carne bianca. Gli amici maschi ne avevano una certa soggezione e nessuno di loro poteva vantarsi di aver avuto con Patrizia neanche una larva di avventura. Quasi tutti erano convinti che Patrizia i suoi amori andava ad inseguirli altrove, in un mondo a loro lontano e sconosciuto e del quale la donna non faceva volutamente menzione. Come se avesse deciso di separare la sua vita in due: una parte pubblica e una privatissima. Di qua rapporti solari d'amicizia, di lavoro e di scambi intellettuali; di là slanci irrazionali, tenebrosi, fughe nel sesso.
Non pochi amici avrebbero preferito stare dall'altra parte per godersi quanto Patrizia aveva di meglio e per risparmiarsi nello stesso tempo alcune sue fredde tiritere sulle cose del mondo. Ma tant'è: col tempo si erano abituati ad ascoltarla senza gettarle più gli occhi addosso. Patrizia sapeva che i suoi amici immaginavano di lei cose inaudite, ma li lasciava fare perché tanto mistero creava intorno a lei un interesse e un'inquietudine in fondo divertente. Si disturbava invece quando quelli, dimentichi del fatto che lei era una donna, talvolta si lasciavano cameratescamente andare in apprezzamenti pesanti verso qualche bella ragazza di passaggio.
Ma un bel giorno nell'ufficio della dottoressa Zampa entrò un giovane bello come il Paul Newman dei tempi d'oro. Un ingegnerino timido ma dallo sguardo penetrante, capace di far sentire nuda una donna in pelliccia. Era stato assunto dall'azienda e stava facendo il giro dei dirigenti. Patrizia tremò tutta. L'unica volta che aveva provato un turbamento del genere era stata quell'unica altra volta, tanti, tantissimi anni prima, in cui un ragazzo era riuscito a spogliarla nello squallido locale dei cassoni del condominio. Aldo, il bell'ingegnere, si accorse subito del lieve smarrimento della bella dottoressa, ma non volle incoraggiarlo. La salutò sbrigativamente e se ne andò. La parte più segreta di Patrizia, quella che anche lei poco conosceva e in genere dominava, restò scombussolata da quell'incontro. Ma lei non volle troppo approfondire, doveva rivedere quel giovane che era riuscito a muoverle dentro sentimenti che stavano fermi da anni come montagne. Di lì a meno di una settimana riuscì a farsi invitare a cena nel più esclusivo ristorante della città.
Aldo non la conosceva e l'idea che se n'era fatto non prevedeva certo una donna cerebrale e così zeppa di idee chiare sul mondo. Al contrario quella ragazza gli appariva moderna e disinvolta, un tipo che non stava troppo a sottilizzare anche sui piccoli piaceri della vita. Era bella, dotata di una ben visibile carica di sensualità; e libera da impegni sentimentali. In più, dopo la cenetta allegra in cui tutti e due s'erano sentiti a loro agio, lei l'aveva invitato a salire su in casa per un ultimo bicchierino. Tutto lasciava prevedere che avrebbero concluso insieme, sotto le stesse lenzuola, quella serata indimenticabile.
E Patrizia, forse senza confessarselo così apertamente, aveva la stessa convinzione: quell'ultimo bicchierino avrebbe spogliato entrambi di ogni residua esitazione e anche degli abiti. Ma mentre per Paul Newman cominciare a spogliarsi significava semplicemente sbottonarsi, per la bellissima ed esitante Patrizia Zampa voleva dire prendere a picconate quelle montagne di immobilità che si portava dentro da sempre. Eccola allora prendere involontariamente una posizione di difesa travestendosi da donna sicura e spregiudicata. Fu proprio lei ad introdurre l'argomento dell'erotismo, e ne parlava come se si trattasse di un programma dei computer.
Senza reticenze diceva a quel ragazzo quanto lei detestasse quegli uomini troppo aggressivi, che nei momenti fatidici manipolano la donna come più fa piacere a loro, del tutto sordi ai sentimenti e ai trasporti femminili e che spesso, addirittura, la coprono di insulti per sentirsi ancora più maschi. Aldo non poteva che essere d'accordo e intanto, dentro di sé, si diceva: "Nel caso, mi raccomando, fa' le cose con calma, sta' zitto e non essere prepotente come al solito!" Ma non finì di farsi queste raccomandazioni perché Patrizia cominciò ad inveire anche contro quegli uomini che non fanno niente, che se ne stanno lì ad aspettare che la donna prenda le iniziative. "Un uomo del genere - diceva lei - non si cura per niente del piacere della donna. Tutto gli è dovuto. Per lui la donna non è che una gheisha, una semplice fonte di piacere!" E anche dopo questo Aldo non poteva fare altro che sì con la testa. E intanto dava istruzioni a se stesso, nell'eventualità fosse finito a letto con Patrizia, di non starsene lì con le mani in mano e gli occhi chiusi come un baccalà.
Mandarono giù un altro sorso e lei riattaccò: "I peggiori, poi, sono quegli uomini che vogliono mostrare di essere più maschi di tutti trascinando le cose per le lunghe. Quelli che per raggiungere il piacere possono star lì anche due ore. Sono disgustosi e patetici. Non fanno altro che dire alla donna: guarda quanto sono bravo! Il piacere che provano a mostrarsi bravi è superiore all'amore stesso. E pessimo è quello che fa l'esatto contrario: ignorando completamente che l'amore si fa in due, in quattro e quattr'otto si libera del problema e buonanotte. In men che nulla è tutto finito. Poi si fuma una sigaretta e non vede l'ora di andarsene.Forse questo è il peggio di tutti, perché una donna si sente completamente inutile".
Nella testa di Aldo cominciò a svolazzare l'idea di lasciar perdere: gli era difficile immaginarsi di poter evitare tutte quelle possibilità prospettate dalla donna. Si diceva: "Sarai capace di non essere aggressivo e nemmeno troppo baccalà? Saraicapace di non aprire bocca? Sarai capace di non tirarla per le lunghe senza per questo fare troppo in fretta? Dovrai essere maschio ma non molto; tenero misuratamente, aggressivo senza essere violento; non puoi essere né sadico né masochista; e soprattutto non devi mai dimenticare che non sei solo, ma con una donna che se ne intende più di te!" E mentre Aldo si perdeva in questi pensieri, Patrizia Zampa continuava la sua rassegna degli erotismi sbagliati. Adesso s'era addentrata nel gravoso problema della simultaneità del piacere: "Un uomo e una donna non potranno dire di aver fatto all'amore se il piacere ognuno l'ha provato per conto suo e in due momenti diversi". Quest'ultima affermazione di Patrizia tagliò la testa al toro: Aldo cominciò a guardare l'orologio. Poi, d'improvviso disse: "Invece di fare tante chiacchiere, Patrizia, abbi il coraggio di confessare che fare all'amore non ti piace". Patrizia restò qualche momento senza fiato: Aldo con una violenta manata aveva mandato per aria tutto il suo bel castello di carte. Poi, in uno scoppio di lacrime, menando pugni all'impazzata, si scagliò contro il giovane. Finalmente i due corpi vennero a contatto e da quel contatto nacque l'amore. All'inizio fu un po' brutale, poi, col passare delle ore, s'addolcì e durò fino alla mattina dopo. Quando contro la finestra si accese la luce del giorno dopo i due dormivano esausti. Quella notte che avevano passato insieme ne aveva viste di tutti i colori: Aldo aveva recitato tutto il repertorio descritto da Patrizia, era caduto in tutti gli errori che lei aveva previsto. Ma la somma finale di tutti quegli errori regalò a Patrizia un sentimento nuovo, insieme di liberazione e di beatitudine.